la teoria opposta: la trasla-rotazione
Dalle consultazioni bibliografiche effettuate in particolare per gli indispensabili esami brevettuali, sono state riscontrate anche opinioni contrarie. L’ipotesi formulata nei lavori di Loudon et al (1998), Putz (1995), Townsend Ind. Inc., Patent n. EP 0 361 405 A (1990); Townsend, Jeffrey H., Williams Robert J., US, patent n. WO 92 15264 A (1992), indicano che nella flesso-estensione il ginocchio proponga un moto trasla-rotatorio, ovvero consiste inizialmente in uno scivolamento anteriore del femore sulla tibia di circa 8-9 mm (per un arco di 20-25°), al quale segue una fase di rotazione dai 25° in poi.
Tale ribaltamento della dinamica di flesso-estensione del ginocchio ha fatto nascere delle perplessità che hanno portato ad un analisi più dettagliata confrontando eventuali analogie tra l’anatomia e la fisiologia articolare.
Retro posizionamento dei menischi
La teoria trasla-rotatoria tende ad affermate che nella prima fase della flessione 20-25° i condili femorali scivolano anteriormente per 8-9 mm mentre, e comunque, i menischi trascinati dai muscoli flessori si spostano all’indietro. Questa opposta direzione di movimento, porterebbe senza dubbio ad un grave conflitto tra condili e menischi che rischierebbero di venir danneggiati ad ogni ciclo di movimento.
Disimpegno eminenza intercondiloidea
Nella teoria trasla-rotatoria l' iniziale traslazione anteriore del condilo femorale, male si sposa con il “disimpegno dell’eminenza condiloidea tibiale” che avviene dopo i 30° in quanto la traslazione anteriore stessa tenderebbe a mantenere incastrato il massiccio intercondiloideo per una più ampia porzione di flessione.
La funzionalità meccanica
La teoria trasla-rotatoria applicata alla funzionalità motoria nella deambulazione e nella corsa, determina una importante incompatibilità meccanica
Retro posizionamento dei menischi
La teoria trasla-rotatoria tende ad affermate che nella prima fase della flessione 20-25° i condili femorali scivolano anteriormente per 8-9 mm mentre, e comunque, i menischi trascinati dai muscoli flessori si spostano all’indietro. Questa opposta direzione di movimento, porterebbe senza dubbio ad un grave conflitto tra condili e menischi che rischierebbero di venir danneggiati ad ogni ciclo di movimento.
Disimpegno eminenza intercondiloidea
Nella teoria trasla-rotatoria l' iniziale traslazione anteriore del condilo femorale, male si sposa con il “disimpegno dell’eminenza condiloidea tibiale” che avviene dopo i 30° in quanto la traslazione anteriore stessa tenderebbe a mantenere incastrato il massiccio intercondiloideo per una più ampia porzione di flessione.
La funzionalità meccanica
La teoria trasla-rotatoria applicata alla funzionalità motoria nella deambulazione e nella corsa, determina una importante incompatibilità meccanica
La fase di traslazione avviene durante l'appoggio nella quale il ginocchio è sotto carico è raggiunge un arco di lavoro di 20-25°.
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La fase di rotazione avviene dai 25 ai 135° e nella fase di scarico durante il recupero aereo nel richiamo del piede verso avanti.
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Pare opportuno ricordare che:
durante la traslazione le due superfici articolare scivolano tra loro provocando attrito ed usura in maniera proporzionale al peso
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durante il rotolamento il contatto tra le due superfici avviene sempre su punti contigui evitando qualsiasi fenomeno di sfregamento e/o usura
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Nella considerazione che l’evoluzione biologica ha sempre sposato i concetti di rendimento e salvaguardia, difficilmente si può pensare che attività indispensabili all’uomo quali la deambulazione e la corsa possano provocare sfregamento ed usura all’interno di un articolazione fondamentale per la vita di relazione e l’esistenza stessa dell’uomo, come quella del ginocchio. Ciò porta a pensare che la teoria trasla-rotatoria non sia coerente con tali concetti in quanto fenomeni di usura tenderebbero a compromettere il corretto utilizzo dell’articolazione in tempi molto brevi.
Lascia ancor più sconcertati che i lavori scientifici che tenderebbero ad avvalorare la teoria trasla-rotatoria ( Putz, 1995; Loudon et al, 1998) sono conseguenti alla data del brevetto (Patent n. EP 0 361 405 A 1990, Patent n. WO 92 15264 A 1992) che ne rivendica la paternità.